KHEM + NG + special guest LIVE
@ SPAZIO LIGERA (via Padova 133, MILANO )
in nextocoming JUNE 21st 2014
further infos here:
https://www.facebook.com/events/875842145763594
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YOUTUBE video of MACHINE BEGINS from NIHIL, latest LUNUS full-lenght album available via OEC or directly via Teatro Satanico official website ( http://www.teatrosatanico.it/it/negozio/side-projects/lunus-nihil.html ). Musick by Devis Granziera, visuals by Kalamun
http://www.youtube.com/watch?v=paaTNJ-HYyw&list=UU-ZWxMIcuTmzQXw7cbR_DgQ
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EVEN DEVILS HAVE A PAST (by deviLs g and fiends )
Audio-cassette compilation presenting various old 90s tracks that involved Devis G.
http://www.teatrosatanico.it/it/discografia.html?d=even-devils-have-a-past.html
printed by USA tape-label CUSS FETISH
available here:
http://cussfetish.bigcartel.com/product/mat003-devils-g-fiends-even-devils-have-a-past
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pics from latest Teatro Satanico live gig in Dresden:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=714446501949218&set=gm.280430198804409&type=1&theater
thanx to Ullrich, Martin and F. Stein
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Italian language review of KHEM "The Cross" ( http://www.teatrosatanico.it/it/negozio/side-projects/khem---the-cross.html )
KHEM,
The Cross
di Giulia A. Romanelli
Khem è un collettivo artistico e musicale con base operativa a Taranto, che si muove creativo e poliedrico nella realtà industrial italiana di stampo più “classico”. The Cross è l’ultimo lavoro di Cosimo “Zos” Mungheri, affiancato da Devis Granziera (Teatro Satanico) sia nella produzione sia nelle performance durante eventi del calibro del Destination Morgue.
In undici tracce, The Cross striscia tra agit-pop, noise ed enunciazione futuristica, una varietà di suoni e passaggi che l’intro “Babalon The Harlot” – che suona un dark ambient dal profondo – non lascia minimamente intuire. Il beat acido e metallico di “prof. Bad T.R.(ip) I.(n) P.(eace)” spezza infatti l’atmosfera precedente, si squaglia come droga e si mescola all’inchiostro delle illustrazioni dell’artista ligure in un gioco malato e lisergico. I ritmi scanditi e ripetitivi di “Fourth Way”, che proseguono con intense deviazioni ambient in “Psalm”, anticipano due brani cardine del disco: “The Cross” presenta una nenia profonda che fa da sfondo in modo leggero a una base noise ancorata alla metrica precedente, con percussioni lievi e distorsioni marcate. Lo stesso rituale di parole cantate e sussurrate a mezz’aria si propone in “Syrens Of Taras”, ricreando un’atmosfera surreale tra l’acquatico e lo spaziale, mutando suoni naturali in rumori sintetizzati. La voce di Cosimo prosegue incalzante e propagandistica in un trittico di denuncia-azione che si apre con “Pazienti Socialisti Khem”, un ritmo dub che racconta musicalmente la contaminazione della società odierna, tema esemplificato dal verso “La salute è una chimera” e approfondito in sottofondo da versi in lingua inglese. “Fatto Di Cronaca” è una filastrocca cinica e polemica che cita Carmelo Bene e recupera di nuovo il compianto Professor Bad Trip, mentre “Peggio” chiude in modo autoreferenziale e antimoralista un nucleo compatto del disco, al sapore di CCC CNC NCN. “Aiwaz” riporta l’ascolto verso i tamburi e i clangori sciamanici delle prime tracce, un’invocazione tra il naturale e il robotico che trasforma nuovamente in progressione lo strumento nel suono digitale. Dopo tante parole, quattro minuti e trentatré secondi di silenzio – con piccoli rumori sul finale – creano la traccia autonoma 4’33”e chiudono il disco in modo quasi ironico con un’ altra citazione di alto livello. The Cross mescola tanti ingredienti, riproponendo alcuni sapori a distanza di tempo e concentrandone altri – i più intensi e provocatori – in un’unica esperienza che lascia un piacevole e distruttivo amaro in bocca.
http://www.thenewnoise.it/khem-the-cross
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German language review of ON THE WIRE by ROMA AMOR album featuring Devis Granziera as guest musician (http://www.teatrosatanico.it/it/negozio/side-projects/roma-amor-on-the-wire.html)
ROMA AMOR: On The Wire
Man könnte es sich einfach machen und die Musik von Roma Amor als Chanson oder Folk bezeichnen. Das wäre nicht einmal wirklich falsch, auch wenn der eine Begriff zu speziell, der andere zu allgemein gehalten wäre. Mit ihrem Grundinstrumentarium aus Akordeon und Gitarre und dem leidenschaftlichem Gesang stehen Euski und Michele in einer Tradition, die sich durch das ganze zwanzigste Jahrhundert zieht, bei italienischen Volksliedern beginnt, Abstecher in die Cabarets der 20er und die Music Hall der 60er macht, um irgendwann bei einem frühen Europop zu landen, den schon der Geist des Punk’n'Wave durchweht. Ihre Songs können nett und einschmeichelnd sein, und gefallen zum Teil auch Leuten, die 17 Hippies mögen. Doch viele ihrer Lieder haben auch eine derbe, dreckige, ungezähmte Seite, lassen Gestalten zu Wort kommen, wie man sie aus frühen Pasolini-Filmen kennt und versuchen erst gar nicht, diese in eine nette, gemütliche Szenerie zu überführen.
Befand sich die Musik der beiden von Beginn an im Fluss, dann stellt „On the Wire“ so etwas wie eine Stromschnelle dar, denn das Album – und Besitzer der Vorab-EP „17.3“ wissen das bereits – hat einige Neuerungen in petto. Euski lässt ihre bisherigen Lieblingssprachen Italienisch und Französisch ruhen und singt diesmal komplett in englischer Sprache, wobei es sich um ein Englisch mit einem derart charmanten Akzent handelt, dass es uns Deutschen die Schamesröte ins Gesicht treiben muss. Darüber hinaus wurde das Klangspektrum merklich erweitert und dank einer Reihe an Gastmusikern (u.a. Devis von Teatro Satanico) hört man neben dem folkigen Grundgerüst auch Gitarrensoli und allerhand Lärm.
Mit einigen Stücken betreten die beiden Neuland, und bei der schmissigen Goth Punk-Nummer „About Myself“ bekommt man den Eindruck, dass die beiden ihre Freude an Verkleidungen und Rollenspielen haben. Unterkühlte, bei genauerem Hinhören jedoch hochemotionale Wavesongs wie „Don’t you“ oder das nur minimal über Spoken Words hinausgehende Kim Wilde-Cover „Cambodia“ wirken hier schon weniger exotisch, auch wenn sie einen veritablen Gegenpart zu groovigen Jazzsongs bilden („The Difference“, „Love to say goodbye for“), oder zu einem Song wie dem gar nicht ängstlich klingenen „Scared“, einem Ohrwurm im Easytempo, der sich gut in einem alten, loungigen Jess Franco-Film gemacht hätte. So eingängig solche Nummern auch sind – in einem gestylten Wohnzimmer müssten sie zwangsläufig stören, denn ehe der nostalgische Schöngeist sich versieht, findet er sich in einer verstaubten Antiidylle vor, in der zahnlose, barfüßige Figuren auftreten („More (Stoned)“) und mit David Bowies Worten ihrer Derangiertheit Ausdruck verleihen – doch während das Idol im Lost Highway-Abspann gerade durch den Widerspruch des Songs zu seiner schönen Gestalt bezaubert, nimmt man den Titel hier beim Wort und macht aus „I’m Deranged“ einen kaputten Synthiesong.
Insgesamt dominieren aber die Momente, in denen das Schöne und das Dreckige direkt zu einer Einheit verschmilzt, wenn shoegaziges Rauschen und nervige Computersounds verhindern, dass aus „17.3“ einfach nur ein süßlicher Lovesong wird, oder wenn folkiges Akordeon und rumpelige Drums im Titelstück für ehrliche, erdige Emotion sorgen. Die ist es letztlich auch, die „On the Wire“ von so manch ordinärer Weltmusik abhebt. (U.S.)
http://africanpaper.com/2014/04/19/roma-amor-on-the-wire/
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Italian language review of NIHIL by LUNUS ( http://www.teatrosatanico.it/it/negozio/side-projects/lunus-nihil.html ) plus another Italian language review of KHEM ( http://www.teatrosatanico.it/it/negozio/side-projects/khem---the-cross.html )
both in latest ROSA SELVAGGIA issue:
http://www.rosaselvaggia.com/recensioni_prim_2014_1_2.htm
KHEM
The Cross
CD (Old Europa Cafe)
Dopo il meritevole esordio del 2011 per l’ottima label svizzera ‘Show me your wounds’, il progetto tarantino di Cosimo ZOS Mungheri si trasforma in duo grazie all’apporto, nell’integrale scrittura dei brani quanto in fase produttiva, di Devis Granziera, mente di Teatro Satanico ed attore imprescindibile della scena industriale nostrana sin dal remoto 1993. Supportato in alcuni frangenti dalle voci dell’amico e concittadino Max Gravina di Terreni K (che trattiamo in queste stesse pagine in merito all’uscita del nuovo “Somber Aesthetics”), “The cross” abbandona parzialmente la ambient rituale di marca Coil e C93 (quelli primigeni) dell’esordio, avvicinandosi in parte alle più recenti produzioni di Teatro Satanico, ove elemento ritmico, voce declamata/recitata e sperimentazione dai tratti oscuri e rituali si sposano felicemente. Parecchi i nessi interessanti che incontriamo nel corso del disco, dai rimandi thelemici dell’iniziale “Babalon the harlot” al tributo al prematuramente scomparso Gianluca Lerici (musicista e poi grafico-fumettista della prima ondata punk toscana) di “Prof. Bad T.R.(est)I.(n)P.(eace)”; e come non citare le declamazioni in stile S.P.K (Sozialistisches Patienten Kollectiv) di “Pazienti Socialisti Khem”, mentre la mistica “Aiwaz” riprende ancora una volta le tematiche Crowleyane, di certo influenza imprescindibile nel background di Cosimo così come in quello di Devis. Taranto, città della tristemente controversa Ilva, polo industriale del nostro meridione che ancora una volta conferma di saper giocare un ruolo di primo piano quando si parla di italian grey area; le esalazioni malefiche delle sue industrie non generano solo morte e malattie, ma anche poesie e suoni distorti per la nuova generazione post industriale!
Info: https://www.facebook.com/khem.muzak?fref=ts
(Oflorenz)
LUNUS
“Nihil”
CD (Old Europa Cafè)
Lunus è il progetto solista di Devis Granziera, noto ai cultori dell’industrial per essere il fondatore dei Teatro Satanico. 10 le tracce presenti in “Nihil”. Suoni elettronici e noise che creano atmosfere claustrofobiche degne del miglior industrial. I brani che ho apprezzato di più sono quelli più ritmati come per esempio“Left hand path”, la litania industrial esoterica di “Mann Frau Gott” e la cavalcata industrial “Soli soli soli”. Un disco che cerca di reinventare l’industrial senza utilizzare stilemi ormai scontati, che hanno stancato, e che hanno connotato una realtà monotematica dalla quale siamo stati purtroppo sopraffatti. Degna chiusura di “Nihil” è il il brano d’atmosfera che ha dato il titolo all’album. Devis, come già con i Teatro Satanico, riesceanche con Lunus nel suo intento in qunato è in grado ancora una volta di dare nuova linfa vitale a un genere che oramai è già più di 30 anni che sforna dischi spesso troppo uguali tra loro. I cultori dell'industrial di classe e di qualità apprezzeranno questa nuova creatura di Lunus. Ottimo disco uscito in versione digipack con copertina disegnata da Saturno Buttò.
Sito web: http://www.teatrosatanico.it/
(Nikita)